Facebook: attenzione a quello che postate, ecco tutti i reati perseguibili

02/04/13


Facebook è il più grande social network esistente sul web e in quanto tale è soggetto alle leggi che prevedono la registrazione delle attività effettuate all’interno della piattaforma creata da Mark Zuckerberg, che permettono il rintracciamento dell’autore da parte delle forze dell’ordine che abbiano ricevuto il nullaosta per procedere da parte delle autorità giudiziarie.
Ovviamente, anche su Facebook i reati sono perseguibili a norma di legge e si distinguono principalmente in due categorie: intenti illeciti e comunicazione impropria con gli utenti.
Nella prima categoria di reati, Facebook è semplicemente il mezzo con il quale si compie l’illecito, che può essere di diverso tipo:
1) l’invio di spam, ossia di messaggi pubblicitari invasivi sulle bacheche altrui;
2) il regolamento sulla privacy vieta espressamente di raccogliere senza autorizzazione i dati riservati appartenenti agli iscritti;
3) la trasmissione diretta di virus o altri programmi malevoli ai propri contatti;
4) l’invio e la ricezione di materiale pedopornografico all’interno del social network;
5) la divulgazione di messaggi a sfondo razziale, a fini propagandistici o che comunque incitino all’odio e all’intolleranza verso le minoranze etniche e religiose.

La seconda tipologia di reati di cui si può essere accusati su Facebook riguarda, invece, alcune azioni a cui magari non si dà molto peso se vengono dette a voce, ma quando appaiono in forma scritta rischiano seriamente di essere sanzionate.
Prima di tutto, la diffamazione di una persona o di un ente attraverso battute inappropriate, frasi denigratorie, immagini compromettenti e quant’altro possa rovinare la reputazione dei soggetti presi di mira: in questo caso, è prevista la reclusione fino a tre anni e un risarcimento in denaro nei confronti della vittima.
Un altro tipo di reato che rientra nella tipologia che stiamo descrivendo in queste righe è quello della creazione di un fake, ossia di un profilo falso, traendo così in inganno chiunque si metterà in contatto con esso credendo di rivolgersi a una certa persona anziché a un’altra e ricavandone un vantaggio economico o di qualunque altra natura.
Ovviamente non sono ammesse per nessun motivo le offese rivolte nei confronti di tutte le confessioni religiose: l’articolo 402 del codice penale prevede una pena detentiva massima di 12 mesi nel caso in cui venga accertata la presenza di un simile reato su Facebook. Chi, invece, offende le persone che praticano un credo religioso sarà sanzionate con un’ammenda che può variare dai 1000 ai 5000 euro. La stessa pena viene applicata nel caso in cui i reati vengano commessi durante lo svolgimento di funzioni religiose.
Per cui vi invitiamo caldamente a prestare molta attenzione a tutto quello che pubblicate su Facebook, cercando di non offendere il prossimo e di non finire nei guai con la legge e con le autorità che hanno il dovere di farla rispettare.
Fonte: www.befan.it

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