Il lato oscuro di Shakespeare: usuraio ed evasore fiscale

01/04/13


William Shakespeare, un nome, l'orgoglio di una nazione, un patrimonio della cultura occidentale, la centenaria ammirazione del mondo intero. Mai nessuno si era levato ad attentare alla sacralità del "Bardo di Avon", mai nessuno aveva messo in dubbio lo spessore del drammaturgo inglese né il suo ruolo guida nella letteratura britannica. Infatti, nessuno si permetterebbe né si è permesso di farlo. Il punto è un altro: dietro l'immenso indagatore dell'animo umano, dietro l'immenso poeta, si sarebbe celato un uomo di grande avidità, protagonista di una vicenda personale decisamente meschina. Qualcosa di molto simile a uno dei suoi più oscuri personaggi, Shylock, il Mercante di Venezia.  
Ad affermarlo è il risultato di una ricerca su William Shakespeare condotta presso la gallese Aberystwyth University. Gli accademici si sono immersi negli archivi storici a caccia dei dettagli più personali riguardanti la vita del Bardo, nato a Stratford-upon-Avon il 26 aprile 1564 e ivi morto il 23 aprile 1616. Scoprendo, a detta degli autori della ricerca, che Shakespeare conduceva una vita più che parallela a quella del drammaturgo. Era anche mercante e possidente, diventato ricco attraverso pratiche affaristiche al limite della legalità.  Secondo i documenti recuperati dagli studiosi della Aberystwyth, il buon William era un accaparratore di grano, un prestatore di denaro e un evasore fiscale, la cui fortuna economica crebbe in coincidenza con un periodo di grande carestia. In particolare, la ricerca ha portato alla luce una vicenda giudiziaria che getta una luce fosca sull'etica di Shakespeare negli affari. Il poeta e drammaturgo fu perseguito dalle autorità per evasione fiscale e nel 1598, quattro anni dopo l'epidemia di peste che portò alla chiusura dei teatri londinesi, fu accusato di aver messo da parte ingenti quantità di grano in un periodo di grandi privazioni e grave carenza di viveri per la popolazione. Secondo gli studiosi, non è possibile comprendere pienamente Shakespeare senza analizzare la sua astuzia negli affari e gli anni di carestia in cui visse. In conclusione, la ricercatrice Jayne Archer afferma che quegli aspetti della vita di Sahespeare sono omessi perché molta gente "non riesce ad accettare l'idea che un genio della creatività possa essere motivato anche dal puro dall'interesse personale".

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