Corea, gli Usa schierano le armi “invisibili”

03/04/13

Il Pentagono invia nelle basi in Sud Corea un numero imprecisato di caccia F-22 recapitando a Pyongyang un monito di tipo militare: in caso di conflitto gli Stati Uniti ricorreranno agli armamenti «stealth» per difendere l’alleato di Seul. Gli F-22 sono i cacciabombardieri più sofisticati in servizio nell’Us Air Force e, oltre a poter lanciare ordigni teleguidati incluse le bombe anti-bunker di ultima generazione, sono «stealth» ovvero invisibili ad ogni tipo di rilevamento al pari dei bombardieri strategici B-2 che hanno sorvolato la Corea durante la scorsa settimana, decollando dalla loro base in Missouri per simulare un attacco. E «stealth» è anche l’unità «Uss Freedom» della Us Navy, aggiunta alla VII flotta del Pacifico nelle scorse settimane, con capacità di sorveglianza elettronica e guida delle operazioni interforze in territorio nemico.
Sono singole mosse con cui il Pentagono di Chuck Hagel sembra intenzionato a far comprendere al regime di Pyongyang che in caso di guerra si troverebbe a affrontare un genere di ostilità assai diverse dal conflitto combattuto con armi convenzionali fra il 1950 ed il 1953: gli Stati Uniti stanno schierando gli armamenti più avanzati del loro arsenale, in grado di condurre una massiccia campagna di attacchi dal cielo e dal mare senza che i nordcoreani possano neanche vederne l’origine. La scelta di Washington di rispondere in questa maniera alle provocazioni nordcoreane è un cambiamento di approccio rispetto al passato e svela la consapevolezza dell’amministrazione Obama che il dittatore Kim Jon-un potrebbe davvero tentare di mettere a segno un attacco improvviso contro il Sud, spinto magari dalla convinzione che il recente successo del test nucleare lo abbia reso inattaccabile.
L’assenza di massicci movimenti di truppe lungo la zona smilitarizzata del 38° parallelo può indicare la volontà di Pyongyang di mettere a segno un attacco a sorpresa, probabilmente lanciando dei missili. Si spiega con questo timore la scelta del neopresidente della Corea del Sud, Park Geun-hye, di ordinare alla forze armate di «mettere a segno una forte e immediata risposta ad ogni provocazione nordcoreana» durante un incontro con i massimi gradi delle forze armate avvenuto a Seul, con grande rilievo pubblico. Ciò significa che Seul, se attaccata, non resterà inerte come avvenuto nel 2010 in occasione tanto del massiccio bombardamento nordcoreano di un’isola di confine, nel quale morirono quattro civili, che dell’affondamento della nave militare Cheonan nel quale perirono 46 marinai.
La linea dura di Washington e Seul trova il consenso anche dell’alleato di Tokyo, che si considera direttamente minacciata dallo sviluppo nordcoreano di missili a lunga gittata e armi nucleari. A tale proposito il Parlamento nordcorea ieri ha votato a favore del «rafforzamento dell’arsenale nucleare» e dello sviluppo di «piani spaziali» dimostrando di voler rilanciare la sfida strategica ai vicini come agli Stati Uniti. La tv del regime comunista ha inoltre trasmesso un video nel quale si vede un plotone di guardie nordcoreane fare fuoco verso l’effige di carta di un soldato americano, il cui bersaglio appare in immagini seguenti perforato da numerosi proiettili.
«Le minacce della Nordcorea dovrebbero cessare» dichiara il portavoce della Casa Bianca Jay Carney, sottolineando come «il loro unico risultato è accrescere l’isolamento del regime» ma poiché Pyongyang non sembra per il momento voler invertire la rotta Washington e Seul fanno sapere di essere pronte a reagire alla sfida militare. E l’intento in questa maniera è anche di preavvertire Pechino su cosa potrebbe avvenire nella Penisola coreana se Kim Jong-un porterà a termine le minacce.  

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